Padre Zosim Oancea

La testimonianza di P. Zosim Oancea (1911-2005) ci pone alla presenza di un uomo e di un prete ortodosso di straordinario profilo umano e religioso. Impossibile sopravvalutare la sua opera: non solo per il pregio che un’impresa come il Museo delle icone esprime, ma per la qualità spirituale che ha ispirato la vita di quest'uomo.

Le umili origini di un grande uomo

Zosim Oancea nasce il 21 luglio 1911 nel villaggio di Alma, vicino a Mediaş, in Transilvania, da una famiglia di umili condizioni. Orfano di padre, il piccolo Zosim cresce con la mamma e con il nonno, il quale, a prezzo di grandi sacrifici, riesce a iscrivere il ragazzo alla scuola di Dumbrăveni, dove Zosim Oancea inizia il suo percorso di studi, culminato nel 1935 con la laurea presso la Facoltà di Teologia di Bucarest. Sposato e padre di tre ragazzi, prete e predicatore presso la cattedrale di Sibiu nonché professore di religione, P. Oancea si dedica al suo ministero e alla vita quotidiana della sua famiglia fino al 7 luglio 1948, quando all’improvviso, di ritorno da un viaggio al suo villaggio natale Alma, viene arrestato dalla Securitate, insieme a sua moglie Dorina (incinta dell’ultimo figlio Dorin). Capo d’accusa: complotto contro lo Stato a motivo dell'aiuto economico dato a figli e mogli di uomini – soprattutto preti – carcerati anch’essi per «motivi politici». Una falsità colossale con la quale il regime comunista voleva eliminare dalla scena un grande uomo e prete.

 

La persecuzione: quindici anni di carcere e lavori forzati

Incarcerato ad Aiud, P. Oancea conosce l’inferno delle prigioni comuniste: «Nessuno può immaginare – racconterà poi – come abbiamo vissuto. Dormivamo in dodici dentro una cella da due, per terra, solo con una coperta». E però P. Zosim vive i lunghi anni di carcere come occasione di profonda esperienza spirituale: «In carcere Dio non era lontano, nei cieli: era come un vicino, e come con un vicino così parlavi con Dio e Lo pregavi. Ero così certo quando parlavo con Lui, Lo sentivo così vicino!». Dopo lunghi anni di detenzione ad Aiud, nel luglio 1957 Zosim Oancea viene mandato in domicilio coatto nel villaggio di Bumbăcari in Bărăgan, e poi inviato ai lavori forzati nei campi di lavoro del Delta del Danubio, di Noua Culme e infine a Periprava. Ma la tempra spirituale è la stessa: «A Noua Culme – racconta Padre Oancea – ero in una cella dove si trovavano anche preti cattolici. Io tenevo la mia lezione abituale e un giorno i preti cattolici mi hanno chiesto di potervi partecipare. Essi dicevano prima la loro preghiera e poi insieme facevamo la nostra preghiera. Ho vissuto un vero ecumenismo anche in prigione. Chi ha avuto la fede si è salvato».

Bontà, intelligenza, lungimiranza: la fede autentica di P. Zosim

Definitivamente liberato il 15 settembre 1963, nel gennaio del 1964 P. Zosim viene inviato come parroco a Sibiel, dove sarà attivo fino al 1999, dando vita non solo al Museo delle icone ma anche alla promozione del suo villaggio come meta agrituristica molto apprezzata. Il 20 maggio 2005 P. Zosim Oancea muore e viene sepolto nel cimitero di Sibiel, fra la Chiesa e il Museo, accanto alla moglie Dorina deceduta qualche anno prima. Uomo di cultura, autore di libri di meditazione, scritti autobiografici, saggi filosofici, amico di grandi geni della cultura europea come Emil Cioran e Constantin Noica, P. Zosim Oancea è stato – per unanime testimonianza di chiunque lo abbia conosciuto – un uomo di grande bontà, intelligenza, lungimiranza. Un uomo che dalla sua fede ha tratto il vigore per reggere al male della persecuzione comunista e trasformarlo in occasione di un bene ancora più grande: «Io e la mia generazione – dirà sul finire dei suo giorni – abbiamo fatto una vita di sofferenza e di sacrificio, ma non abbiamo perso la fede nei nostri valori eterni. Quello che sono riuscito a fare, con l’aiuto di Dio e di tante persone buone, è in un certo modo una rivincita sui carnefici della mia generazione. Ho imparato a testimoniare la fede ma anche a perdonare, e l’icona mi è sempre apparsa come una comunione di sguardi e di anime in quella bontà e bellezza che ci uniscono e ci conducono a Colui che ha vinto il mondo».

Testimoni d'eccezione

Ana Blandiana

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